Da oggi, primo gennaio 2014, entra in vigore il programma Erasmus +. Il nome non è certo nuovo a
chi ha frequentato l'Università negli ultimi anni: il progetto Erasmus infatti,
dedicato alla mobilità studentesca universitaria, ha permesso a tantissimi
ragazzi e ragazze di frequentare una
parte del proprio percorso di studi all'estero, in particolare in uno dei
paesi dell'Unione Europea. Alcuni hanno scelto mete abbastanza tradizionali,
come Gran Bretagna o Francia, altri invece hanno sperimentato la vita in
Finlandia o in Danimarca. In ogni caso il programma Erasmus ha permesso non
solo di imparare un'altra lingua straniera oltre la propria, ma anche di avvicinarsi alla cultura viva di un'altra
nazione, contribuendo con azioni concrete alla creazione di un popolo
europeo.
Ora il programma
viene inglobato in un'azione più ampia, che comprende comunque anche
il progetto Comenius e Leonardo oltre ad altri, "in materia di istruzione, formazione, gioventù e sport". La
dizione del progetto è evidentemente ampia: si sottolinea, mi pare, la volontà di una strategia unica e globale
per la formazione dei giovani in chiave europea. All'articolo 3, infatti,
si sottolinea che "il programma
sostiene soltanto le azioni e le attività che offrono un potenziale valore
aggiunto europeo e contribuiscono al raggiungimento dell'obiettivo generale di
cui all'articolo 4", tra cui "l'obiettivo dello sviluppo della dimensione europea dello sport"
e "la promozione dei valori
europei".
Chi lavora o vive nel mondo della scuola si aspetta
probabilmente che si tratti di un'azione concreta e che il cambio di nome
corrisponda poi a una novità reale e non solo a una necessità formale.
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